festa
ULTIMO MESSAGGIO DELLA MADONNA DI MEDJUGORIE 25 NOVEMBRE 2020

Cari figli! Questo è il tempo dell'amore, del calore, della preghiera e della gioia. Pregate, figlioli, affinché Gesù Bambino nasca nei vostri cuori. Aprite i vostri cuori a Gesù che si dona a ciascuno di voi. Dio mi ha invitato per essere gioia e speranza in questo tempo ed Io vi dico: senza Gesù Bambino non avete né la tenerezza né il sentimento del Cielo, nascosti nel Neonato. Perciò, figlioli, lavorate su voi stessi. Leggendo la Sacra Scrittura, scoprirete la nascita di Gesù e la gioia dei primi giorni che Medjugorje ha donato all'umanità. La storia sarà vera, ciò che anche oggi si ripete in voi ed attorno a voi. Lavorate e costruite la pace attraverso il sacramento della confessione. Riconciliatevi con Dio, figlioli, e vedrete i miracoli attorno a voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.''


Ti regalo l'arma contro il tuo Golia. Ecco i tuoi cinque sassi: il Rosario, l'Eucarestia, la Bibbia, il Digiuno, la confessione mensile.

Medjugorje 28 agosto 1986

Cari figli, vi invito ad essere in tutto modello per gli altri specialmente nella preghiera e nella testimonianza. Cari figli, io non posso senza di voi aiutare il mondo. Desidero che voi collaboriate con me in tutto, anche nelle cose più piccole. Per questo, cari figli, fate in modo che la vostra preghiera venga dal cuore e che voi vi abbandoniate totalmente a me. Così potrò istruirvi e guidarvi sulla strada che io ho incominciato con voi.Grazie perché avete risposto alla mia chiamata. Altri messaggi


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mercoledì 29 settembre 2010

Il Padre Nostro al gruppo di preghiera di Jelena Vasilj

La Madonna insegna il Padre Nostro al gruppo di preghiera di Jelena Vasilj e desidera che questa preghiera venga così recepita:

PADRE

- Chi è questo Padre? - di chi è questo Padre? - dov'è questo Padre?

NOSTRO

- questo è il Padre vostro
- perché avete paura di Lui? - tendeteGli le vostre mani (Fare una breve pausa)

PADRE NOSTRO

significa che Lui si è concesso a Voi come Padre, vi ha dato tutto. Sapete che i vostri padri terreni fanno tutto per voi, tanto di più fa' il vostro Padre Celeste.

PADRE NOSTRO significa:

Ti do tutto, figlio mio.

CHE SEI NEI CIELI

PADRE CHE SEI NEI CIELI (Fare una breve pausa)

Significa: Il tuo padre terrestre ti ama, ma il tuo Padre Celeste ti ama ancora di più: Tuo padre è capace di arrabbiarsi, Lui no, Lui ti offre solo amore...

SIA SANTIFICATO IL TUO NOME

In cambio devi rispettarLo, perché Lui ti ha dato tutto e perché è tuo Padre e Lo devi amare. Tu devi glorificare e lodare il Suo nome. Tu devi dire ai peccatori: Lui è il Padre; si, è mio Padre e desidero servirLo e glorificare solo il Suo nome. Questo vuol dire «SIA SANTIFICATO IL TUO NOME».

VENGA IL TUO REGNO

Così si ringrazia Gesù e si intende dire: Gesù, noi non sappiamo nulla, senza il Tuo Regno siamo deboli, se non ci sei tu presente insieme a noi. Il nostro regno passa, mentre il Tuo non passa. Ristabiliscilo!

SIA FATTA LA TUA VOLONTA

O Signore, fà che il nostro regno sprofondi, fà che solo il Tuo Regno sia quello vero, fà che noi ci rendiamo conto che il nostro regno è destinato a finire e che subito, ORA, permettiamo che sia fatta la Tua volontà.

COME IN CIELO COSÌ IN TERRA

Qui Signore, si dice come ti ubbidiscono gli angeli, come ti rispettano; fà che anche noi possiamo essere come loro, fà che anche i nostri cuori si aprano e che possano rispettarTi come ora lo fanno gli angeli. E fà anche in modo che sulla terra possa essere tutto Santo come lo è nei cieli.

DACCI OGGI IL NOSTRO PANE QUOTIDIANO

Dacci Signore il pane ed il cibo per il nostro animo; daccelo ora, daccelo oggi, daccelo sempre; che questo pane possa di­ventare il cibo per l’anima, che ci nutra, che quel pane santi­fichi Te, che quel pane divenga eterno.
O Signore, noi Ti preghiamo per il nostro pane. O Signore, fa che noi lo riceviamo. O Signore, aiutaci a capire ciò che dob­biamo fare.
Fà che ci rendiamo conto che il pane quotidiano non ci può essere dato senza la preghiera.

RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI

Rimetti Signore a noi i nostri peccati. Rimetticeli perché noi non siamo buoni e non siamo fedeli.

COME NOI LI RIMETTIAMO AI NOSTRI DEBITORI

Rimettili a noi perché anche noi li rimetteremo a coloro ai quali fino ad ora non eravamo capaci di farlo.
O Gesù, rimetti a noi i nostri debiti, Ti supplichiamo.
Voi pregate che vi siano rimessi i peccati nella stessa misura nella quale voi li rimettete ai vostri debitori, senza rendervi conto che se i vostri peccati fossero rimessi veramente così come voi li rimettete agli altri, sarebbe una ben misera cosa.
Ecco che cosa vi dice il vostro Padre celeste con quelle parole.

E NON CI INDURRE IN TENTAZIONE

Signore, liberaci dalle grandi prove. Signore, noi siamo deboli.
Fà, o Signore, che le prove non ci inducano alla perdizione.

MA LIBERACI DAL MALE

Signore, liberaci dal male.
Fà che nelle prove riusciamo a trovare qualche cosa di buono, un passo nella VITA.

AMEN

Così sia, Signore, sia fatta la Tua volontà.

venerdì 24 settembre 2010

Le indulgenze

COSA SIGNIFICA INDULGENZA
L'indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa nel sacramento della penitenza e nel sentimento di riparazione.

Il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, autoritativamente dispensa ed applica il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei santi .
L'indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. Ogni fedele può acquisire le indulgenze [...] per se stesso o applicarle ai defunti .

1472 Per comprendere questa dottrina e questa pratica della Chiesa bisogna tener presente che il peccato ha una duplice conseguenza. Il peccato grave ci priva della comunione con Dio e perciò ci rende incapaci di conseguire la vita eterna, la cui privazione è chiamata la « pena eterna » del peccato. D'altra parte, ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, sia quaggiù, sia dopo la morte, nello stato chiamato purgatorio. Tale purificazione libera dalla cosiddetta « pena temporale » del peccato. Queste due pene non devono essere concepite come una specie di vendetta, che Dio infligge dall'esterno, bensì come derivanti dalla natura stessa del peccato. Una conversione, che procede da una fervente carità, può arrivare alla totale purificazione del peccatore, così che non sussista più alcuna pena.82
1473 Il perdono del peccato e la restaurazione della comunione con Dio comportano la remissione delle pene eterne del peccato. Rimangono, tuttavia, le pene temporali del peccato. Il cristiano deve sforzarsi, sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere e, venuto il giorno, affrontando serenamente la morte, di accettare come una grazia queste pene temporali del peccato; deve impegnarsi, attraverso le opere di misericordia e di carità, come pure mediante la preghiera e le varie pratiche di penitenza, a spogliarsi completamente dell'« uomo vecchio » e a rivestire « l'uomo nuovo.

COME OTTENERLE
Per l’indulgenza plenaria si stabiliscono queste norme:
1. E’ sufficiente la recita della sola quarta parte del santo Rosario in chiesa, pubblico oratorio, oppure in famiglia, in una Comunità religiosa, in una pia associazione; ma le cinque decadi devono recitarsi senza interruzione.

2. Alla preghiera vocale si deve aggiungere la pia meditazione dei misteri
(enunziandoli secondo l’approvata consuetudine vigente).

Le solite condizioni: - Confessione Sacramentale - Comunione Eucaristica - Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice -
E si richiede inoltre che sia escluso qualsiasi affetto al peccato anche veniale.
(N.48 dal libro delle indulgenze)

LETTURA DELLA SACRA BIBBIA ALMENO PER MEZZORA (N.50)
NELL’ANNIVERSARIO DEL PROPRIO BATTESIMO: Rinnovando le promesse battesimali con qualsiasi formula. (N.70)
ADORAZIONE DEL SS. SACRAMENTO PER ALMENO MEZZORA (N.3)
OFFERTA QUOTIDIANA DEL LAVORO DELLA GIORNATA
Il cuore generoso del Santo Padre Giovanni XXIII trovò il farmaco per evitare le sofferenze del purgatorio concedendo l’Indulgenza plenaria quotidiana a quanti vivono i propri doveri e sopportano croci di ogni giorno per amore di Gesù.
Occorre inoltre recitare il Credo, il Padre nostro e una preghiera secondo l’intenzione del Sommo Pontefice. Ricordiamo la S. Comunione e la Confessione (che è sufficiente fatta negli otto giorni).

ALTRE PRATICHE PER OTTENERE LE INDULGENZE
http://www.festadelladivinamisericordia.com/indulgenza-plenaria.asp

DOCUMENTO: “INDULGENTIARUM DOCTRINA” Costituzione Apostolica di S.S. Paolo VI 1 Gennaio 1967 [IND. D.]DOCUMENTO: “ENCHIRIDION INDULGENTIARUM” [ENCH.IND.][Manuale delle Indulgenze Norme e concessioni] Sacra Penitenzieria Apostolica 29.06.1968 Tipografia poliglotta Vaticana.

NB. Il numero alla fine delle indulgenze citate, corrisponde al numero della indulgenza concessa come è nel MANUALE DELLE INDULGENZE CODICE DI DIRITTO CANONICO Can. 992 - 997

---Il Manuale delle indulgenze o "Indulgenziario", libreria Editrice Vaticana 2003 riporta tutte le possibili occasioni per ottenere l'indulgenza parziale o totale.

martedì 21 settembre 2010

Le Novene

Abbiamo creato una rubrica ad hoc intitolata "Secondo la dottrina" perchè a volte leggiamo pareri personali che non corrispondono agli insegnamenti del Vangelo e della Chiesa cattolica. Questo può confondere le coscienze e indurre all'errore.
In questo spazio inseriremo il link alla pagina web dove abbiamo trovato delle inesattezze piccole o grandi e una breve esposizione della sacra dottrina.
Aspettiamo le vostre segnalazioni e i vostri contributi.

Su fb è nata una discussione sulle novene (una persona dice che Dio le ha in abominio perchè si tratta di invocare gli spiriti dei defunti)
errore

Sembra che l'origine del termine novena sia da ricercare nel Nuovo Testamento, quando Maria e gli Apostoli dopo l'Ascensione, perseverando in preghiera per nove giorni, hanno atteso e ricevuto lo Spirito Paraclito, che era stato loro promesso “mentre il giorno di Pentecoste stava per finire. (At 2,1). Da allora la preghiera della novena è sempre più frequente nella tradizione della Chiesa.

Le novene rientrano nella forme di religiosità popolare.

Nelle novene non si invocano spiriti (forma di spiritismo condannata dalla Chiesa come peccato grave), invece si riconosce alla Madonna, al santo, all'arcangelo, a un attributo di Dio una grande devozione e si chiede il loro intervento/ intercessione per i nostri bisogni. Anche i santi praticavano le novene.

Per dissipare qualunque controversia e istruirsi è bene far riferimento ai documenti ufficiali della Chiesa Cattolica:

Cf. Catechismo della Chiesa cattolica, la religiosità popolare CCC 1674- 1676

Cf. Direttorio su pietà popolare e liturgia, principi e orientamenti, congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, città del vaticano 2002

Cf. Concilio di Nicea II, Definitio de sacris imaginibus: DS 601; Ibid.: DS 603; Concilio di Trento, Sess. 25a, Decretum de invocatione, veneratione et reliquiis sanctorum, et sacris imaginibus: DS 1822.


La stessa Madonna a Medjugorie ci invita a fare questo pio esercizio: “Cari figli, offrite novene, sacrificandovi laddove vi sentite più legati…” (leggete messaggio del 25.07.2003 – messaggio del 25.07.2005 – messaggio 25.07.1993)

Anche Gesù ha dato a Santa Faustina una novena da recitarsi prima della festa della Divina Misericordia.


Per quanto riguarda il purgatorio e le preghiere in suffragio dei defunti:
2 Mac 12,45

CCC 1030- 1032
CCC 1055

Parte del materiale citato tra le fonti é disponibile in internet.

giovedì 9 settembre 2010

Siete tutti figli miei!

Messaggio del 20 maggio 1982 (Messaggio straordinario) Sulla terra voi siete divisi, ma siete tutti figli miei. Musulmani, ortodossi, cattolici, tutti siete uguali davanti a mio figlio e a me. Siete tutti figli miei! Ciò non significa che tutte le religioni sono uguali davanti a Dio, ma gli uomini si. Non basta, per, appartenere alla Chiesa cattolica per essere salvati: occorre rispettare la volonta' di Dio. Anche i non cattolici sono creature fatte ad immagine di Dio e destinate a raggiungere un giorno la salvezza se vivono seguendo rettamente la voce della propria coscienza. La salvezza e' offerta a tutti, senza eccezioni. Si dannano solo coloro che rifiutano deliberatamente Dio. A chi poco e' stato dato, poco sara' chiesto. A chi e' stato dato molto, sara' chiesto molto. Solo Dio, nella sua infinita giustizia, stabilisce il grado di responsabilita' di ogni uomo e pronuncia il giudizio finale.

Leggi tutti i messaggi mensili
Leggi tutti i messaggi straordinari
Leggi i messaggi dati al gruppo di preghiera dal 1983 al 1990

lunedì 6 settembre 2010

La TV via web e il podcast La Donna Vestita di Sole

Video e Audio selezionati dal sito Regina Mundi frutto dell'impegno di gruppo di amici che hanno incontrato nella loro vita il Signore, in situazioni, tempi e luoghi diversi, ma che si sentono accomunati dal medesimo amore per Lui e per sua Madre.
Vi suggerisco il video Gli artisti della sabbia
altri Audio e Video

SAN FRANCESCO

ROMA, sabato, 21 agosto 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito un articolo a firma di mons. Bruno Forte, Arcivescovo di Chieti-Vasto, apparso su Il Sole 24 Ore del 15 agosto scorso.

“Anche ad un’osservazione superficiale appare evidente come per parecchi secoli in tutta l’Italia nessun uomo abbia goduto di un amore e di un ossequio così smisurati come il modesto ed umile Francesco… Il divino messaggio, tenero e beato, che era giunto sulla terra sotto forma di lui, non si spense con la sua morte. Egli aveva sparso a piene mani un buon seme, e quel seme germogliò e crebbe e fiorì”. Queste parole di Hermann Hesse, l’autore di Siddharta, di Narciso e Boccadoro e di tanti altri celebri testi, oltre che di una deliziosa vita di Francesco d’Assisi scritta in gioventù (1904), suscitano la domanda sul perché Francesco abbia lasciato una così profonda impronta nel cuore degli Italiani e di tante donne e uomini di ogni latitudine e cultura. La risposta di Hesse - dal tono piuttosto sentimentale e romantico - contiene un nocciolo prezioso di verità: “Soltanto pochi [come Francesco], in virtù della profondità e dell’ardore del loro intimo, hanno donato ai popoli, quali messaggeri e seminatori divini, parole e pensieri di eternità e dell’antichissimo anelito umano… sì che quali astri beati si librano ancora sopra di noi nel puro firmamento, dorati e sorridenti, benevole guide al peregrinare degli uomini nelle tenebre”. Per Hermann Hesse Francesco incarna un messaggio capace di dare ragioni di vita e di speranza al cuore di tutti. Anche a quello dell’Italia d’oggi, scossa da una crisi che, prima che economica e politica, è spirituale e morale.
Nel tentativo di cogliere questo messaggio, motivando così anche la mia scelta di San Francesco quale “personaggio che potrebbe risolvere la crisi del nostro Paese”, mi è venuto in aiuto un testimone singolare. Sul tratto autostradale che collega Roma a Chieti, fra i più belli d’Italia per paesaggi e colori, a metà circa della piana del Fùcino, su un colle che un tempo si specchiava nel lago, dominato dall’imponente castello medioevale, sorge Celano, patria del beato Tommaso, seguace e primo biografo di Francesco, che a Celano presumibilmente passò intorno al 1220. Nella Vita prima di San Francesco d’Assisi, scritta su incarico di Gregorio IX quale “Legenda” ufficiale per la canonizzazione del Santo e presentata al Papa il 25 febbraio 1229, Tommaso narra con incantevole freschezza la vicenda di Francesco sin dai suoi inizi. Colpisce anzitutto la presentazione del tempo antecedente la conversione: “Viveva ad Assisi, nella valle spoletana, un uomo di nome Francesco. Dai genitori ricevette fin dall’infanzia una cattiva educazione, ispirata alle vanità del mondo. Imitando i loro esempi, egli stesso divenne ancor più leggero e vanitoso”. Il giovane Francesco è veramente uno di noi, così simile a noi nella leggerezza della vita e dei sogni. Tuttavia, è proprio l’aver vissuto questa stagione dell’utopia, impastata delle fughe in avanti dei desideri e delle pretese, che rende Francesco così largamente umano. [...] È quanto esprime la folgorante risposta di Mark Twain alla domanda su dove avrebbe voluto andare dopo la morte: “In paradiso per il clima, all’inferno per la compagnia…”: come a dire che i peccatori suscitano un’immediata simpatia perché li sentiamo a noi familiari, anche se non può non attrarci la bellezza del cielo… Francesco ci parla anzitutto perché parte da quello che ci accomuna tutti: la nostra fragilità, la lista più o meno lunga dei nostri difetti, di cui alcuni - ambizioni, vanità, ricerca dell’immagine a prezzo della verità, dipendenza dagli indici di gradimento, leggerezza nel mantener fede agli impegni - ci appaiono così drammaticamente attuali!
Avviene però nella vita del giovane di Assisi qualcosa di nuovo e imprevisto: Tommaso da Celano lo narra col tratto tenerissimo di una lettura guidata dagli occhi della fede: “Ma la mano del Signore si posò su di lui e la destra dell’Altissimo lo trasformò, perché, per suo mezzo, i peccatori ritrovassero la speranza di rivivere alla grazia, e restasse per tutti un esempio di conversione a Dio”. Al di là di queste poche righe, che già aprono uno squarcio sullo sterminato futuro, i fatti ebbero una serrata consequenzialità: “Colpito da una lunga malattia, egli cominciò a cambiare il suo mondo interiore… non tuttavia in modo perfetto e reale, perché non era ancora libero dai lacci della vanità… Francesco cercava ancora di sottrarsi dalla mano divina, accarezzava pensieri terreni, sognava ancora grandi imprese per la gloria vana del mondo”. L’occasione del cambiamento fu di quelle che solleticano anzitutto le ambizioni e proprio così espongono alle delusioni più cocenti: “Un cavaliere di Assisi stava allora organizzando preparativi militari verso le Puglie…Saputo questo, Francesco trattò per arruolarsi… Ma, la mattina in cui doveva partire, intuì che la sua scelta era erronea rispetto al progetto che Dio aveva per lui...”. Francesco rinuncia alla spedizione e sceglie di conformare la sua volontà a quella divina: “Si apparta un poco dal tumulto del mondo, e cerca di custodire Gesù Cristo nell’intimità del cuore… appronta un cavallo, monta in sella e, portando con sé i panni di scarlatto, parte veloce per Foligno. Ivi vende tutta la merce e con un colpo di fortuna anche il cavallo!”. È il “no” al passato: non ancora, tuttavia, è chiaro a che cosa dovrà dire il suo “sì”. “Sul cammino del ritorno, libero da ogni peso, va pensando all’opera cui destinare quel denaro… Avvicinandosi ad Assisi, s’imbatte in una chiesa molto antica, fabbricata sul bordo della strada e dedicata a San Damiano, in rovina… Vedendola in quella miseranda condizione, si sente stringere il cuore. Incontrandovi un povero sacerdote, con grande fede, gli bacia le mani consacrate, e gli offre il denaro… rimanendo a vivere con lui”.
Ciò che è avvenuto all’interno del cuore non può non manifestarsi all’esterno: si prepara la sfida più dura, l’incomprensione e il giudizio dei suoi. “Suo padre venne a conoscenza che egli dimorava in quel luogo e viveva in quella maniera. Profondamente addolorato radunò vicini e amici e corse a prenderlo e lo rinchiuse in una fossa che era sotto la casa ove rimase per un mese intero… Francesco con calde lacrime implorava Dio che lo liberasse… Affari urgenti costrinsero il padre ad assentarsi per un po’ di tempo da casa… Allora la madre, rimasta sola con lui, disapprovando il metodo del marito, parlò con tenerezza al figlio; ma s’accorse che niente poteva dissuaderlo dalla sua scelta. E l’amore materno fu più forte di lei stessa: ne sciolse i legami lasciandolo in libertà”. Emerge qui una costante della vita di Francesco: il ruolo della donna nella sua esistenza. Dapprima, la Madre, tanto tenera, quanto capace di capire. Quindi, Chiara, sorella nell’amore per Cristo e discepola fedelissima. Sempre la Madre di Dio, custode del suo cuore. “Frattanto il padre rincasa, e visto ogni vano tentativo per distoglierlo dal nuovo cammino, rivolge il suo interesse a farsi restituire il denaro… Allora, impose al figlio di seguirlo davanti al vescovo della città, affinché facesse davanti al prelato la rinuncia e la restituzione completa di quanto possedeva. Francesco non esita per nessun motivo: senza dire o aspettare parole, si toglie le vesti e le getta tra le braccia di suo padre, restando nudo di fronte a tutti”. Si rivela qui il tratto che rende Francesco fratello universale: la rinuncia a ogni possesso e a ogni potere, il suo essere nudo e indifeso. Non si tratta solo di una scelta di sobrietà, pur così importante e necessaria allora come oggi: è una logica che appare sovversiva rispetto agli arrivismi ed alle avidità di questo mondo. Non è l’ “audience” che conta, né il successo o il denaro, ma la nuda verità di ciò che siamo davanti a Dio e per gli altri! Ed è proprio questa libertà dell’essenziale che lo avvicina a tutti e lo rende inquietante per tutti!
Nel tempo in cui sta a San Damiano, Francesco prega intensamente. Il Crocifisso che è in quella chiesa gli parla: “Va e ripara la mia casa”. In un primo momento Francesco pensa di dover riparare la chiesetta dove si trova; capisce, poi, che Gesù si riferiva alla Chiesa tutta intera, che attraversava un periodo contrassegnato da mondanità e prove. Riportare la Chiesa agli insegnamenti del Vangelo, liberarla dalla seduzione delle ricchezze e del potere, riavvicinarla ai poveri è la missione di cui si sente investito. Comincia la sua nuova vita: “Si reca tra i lebbrosi e vive con essi per servirli in ogni necessità per amor di Dio. Lava i loro corpi e ne cura le piaghe… La vista dei lebbrosi gli era prima così insopportabile, che non appena scorgeva in lontananza i loro ricoveri, si turava il naso. Ma ecco quanto avvenne: nel tempo in cui aveva già cominciato, per grazia e virtù dell’Altissimo, ad avere pensieri santi e salutari, mentre viveva ancora nel mondo, un giorno gli si parò innanzi un lebbroso e fece violenza a sé stesso, gli si avvicinò e lo baciò”. Il suo modo di vivere a servizio di Dio cominciò ad affascinare i giovani di Assisi, al punto che vari di loro lo seguirono per servire il Signore. Nei rapporti con gli altri, Francesco segue una regola precisa: “Chi non ama un solo uomo sulla terra al punto da perdonargli tutto, non ama Dio”. Proprio così comincia a dare fastidio: “I potenti di Assisi si videro la loro cittadina svuotata per via di Francesco e, in un momento in cui egli ed i suoi confratelli erano in giro per la questua, alcuni uomini di Assisi saccheggiarono la chiesa di San Damiano uccidendo un poverello che dimorava in quel luogo. Al ritorno, Francesco fu scosso da profondo dolore al punto da pensare di dover andare dal Papa in persona per chiedere se la via che aveva intrapreso per seguire il Cristo fosse errata. Dall’incontro con il Papa, non fu Francesco ad uscirne con consigli ed ammonimenti, ma furono tutti, il Papa Innocenzo III compreso, a sentirsi umiliati dalla povertà ed obbedienza di quest’uomo. Da questo momento tutta la Chiesa fu rinnovata: c’era finalmente qualcuno che riportasse i poveri a Cristo”.
Francesco si mette alla scuola di Gesù Crocifisso e impara l’umiltà: anche in questo la provocazione che lancia al nostro presente è bruciante: “Un frate chiede a Francesco: ‘Padre, cosa ne pensi di te stesso?’ ed egli rispose: ‘Mi sembra di essere il più grande peccatore, perché se Dio avesse usata tanta misericordia con qualche scellerato, sarebbe dieci volte migliore di me’ ”. Lo spogliamento di sé caratterizzerà sempre più il suo cammino: nella Vita seconda di S. Francesco, che Tommaso da Celano stende tra il 1246/1247 per corrispondere all’ingiunzione del Capitolo generale di Genova “di scrivere i fatti e persino le parole” di Francesco, questo aspetto emerge in modo impressionante. “L’ardore del desiderio lo rapiva in Dio e un tenero sentimento di compassione lo trasformava in Colui che volle essere crocifisso. Un mattino, mentre pregava sul fianco del monte, vide la figura come di un serafino, con sei ali tanto luminose quanto infuocate, discendere dalla sublimità dei cieli: esso con rapidissimo volo, giunse vicino all’uomo di Dio, e allora apparve l’effige di un uomo crocifisso, che aveva mani e piedi stesi e confitti sulla croce…Il vederlo confitto in croce gli trapassava l’anima… L’amico di Cristo, stava per essere trasformato tutto nel ritratto visibile di Cristo Gesù crocifisso... Così il verace amore di Cristo aveva trasformato l’amante nella immagine stessa dell’Amato”. Gli occhi di Francesco si chiuderanno presto alla luce del mondo: ma la luce della Sua fede e del Suo amore umile continuerà a risplendere. Non fu la Sua una fuga dal mondo. Se non avesse amato profondamente questa terra, non avrebbe composto il Cantico delle creature. La sua è anche una spiritualità del rispetto e dell’amore del creato. Tutto in Francesco fu motivato dall’aver compreso qual è la perla preziosa da cercare ad ogni costo: sobrietà, povertà, tenerissima carità, umiltà, rispetto per ogni creatura e per tutto il creato sono volti di quest’unico amore. E non è di esso che ha bisogno anche l’Italia di oggi, come quella del suo tempo e il mondo intero con lei? “Quando infine si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell’anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell’abisso della chiarità divina e l’uomo beato s’addormentò nel Signore. Uno dei suoi frati e discepoli vide quell’anima beata, in forma di stella fulgentissima, sollevarsi su una candida nuvola al di sopra di molte acque e penetrare diritta in cielo: nitidissima per il candore della santità eccelsa e ricolma di celeste sapienza e di grazia per le quali il santo meritò di entrare nel luogo della luce e della pace, dove con Cristo riposa senza fine”. E parla a chiunque voglia ascoltarlo…

fonte zenit

venerdì 3 settembre 2010

Ecco le armi celesti

Le direttive ufficiali della Santa Sede su Medjugorje

Le direttive ufficiali della Santa Sede su Medjugorje
Cari amici,
lo scorso anno sono affluiti nella celebre parrocchia dell'Erzegovina 2 milioni di pellegrini da ogni parte del mondo, di cui 600.000 italiani, e circa 35.000 sacerdoti.
E' importante, sotto il profilo pastorale, che i pellegrini conoscano le direttive della Santa Sede su questo evento, di fronte alle quali eventuali posizioni contrarie sono da considerarsi opinioni personali.
La posizione della Santa Sede, esplicitata in vari Documenti (vedi nostro sito internet www.radiomaria.it sotto Medjugorje-Documenti) è stata recentemente sintetizzata da Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel libro "L'ultima veggente di Fatima" - Ed Rai-Rizzoli - pag 103-107. Sua Santità Benedetto XVI ha voluto avvalorare il libro con una sua personale prefazione.
Al riguardo il Card. Bertone ha affermato:
1. "Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono un'opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa".
Questa dichiarazione taglia le gambe a tutti coloro che si avvalgono delle dichiarazione del Vescovo di Mostar per attaccare Medjugorje in nome della Chiesa.
2. "Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei vescovi della ex Jugolavia del 10 Aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini. La verifica deve, perciò, andare avanti".
E' la Santa Sede che a suo tempo non ha accolto il giudizio della commissione nominata dal Vescovo e ha deciso di affidare il caso alla Conferenza Episcopale della ex -Jugolavia. Quest'ultima ha lasciato la porta aperta a future indagini, essendo le apparizioni ancora in atto. Non è vero dunque che la Conferenza episcopale della ex -Jugoslavia abbia espresso un giudizio negativo.
3. "Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli".

I pellegrinaggi privati sono quelli organizzati privatamente dai fedeli, o da agenzie laiche, e si specifica che è bene che siano accompagnati dai sacerdoti. Questa precisazione è molto importante, sopratutto per il servizio delle confessioni.
4. "Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali".
Viene qui ribadita l'assoluta libertà dei pellegrini di recarsi a Medjugorje, specificando che la Chiesa lo ritiene un luogo di culto mariano, dove è possibile partecipare alla Santa Messa, Confessarsi, fare la Via Crucis, l'Adorazione al Santissimo Sacramento...e così via.
Questa, cari amici, è la posizione ufficiale della Santa Sede su Medjugorje e queste sono le sue direttive, espresse dal Cardinale Segretario di Stato e avvalorate dal Santo Padre in persona.
Mentre esprimiamo la nostra gratitudine, assicuriamo loro la nostra preghiera alla Regina della pace, augurandoci che da parte di tutti ci sia obbedienza e umile sottomissione.
Vostro Padre Livio
PS. Data la disinformazione on line su Medjugorje, fate circolare il più possibile questa news-letter
fonte radiomaria

Santi Protettori

Santi Protettori