Il dovere di non tacere
di Antonello Cannarozzo
(Rai Vaticano)
Volevo porre agli amici del blog una domanda: se durante uno spettacolo a teatro fossero rivolte dagli attori oltraggi ad una gigantografia di Gesù sulla scena e, a conclusione della performance, venissero gettati anche degli escrementi su quell’immagine, un cattolico avrebbe il diritto di sentirsi offeso e perciò di reagire, oppure dovrebbe accettare tutto questo come arte?
Se tale domanda può sembrare teorica, debbo dire che purtroppo essa rispecchia quanto è successo - nell’assordante silenzio della nostra laica e democratica stampa - lo scorso dicembre in un teatro della “civilissima” Parigi. La trama della commedia, se così ancora vogliamo chiamarla, dal titolo “Sul concetto di volto nel Figlio di Dio”, scritta e diretta da un certo Romeo Castellucci, autore d’avanguardia, denuncia la solitudine e la degradazione dell’uomo di fronte alla vecchiaia, alla malattia e all’abbandono di Dio stesso.
Ed ecco, allora, il colpo di genio dell’autore. Nella seconda parte della rappresentazione, il palcoscenico viene letteralmente cosparso da escrementi (degna immagine di quest’opera, ndr) per mostrare l’estrema degradazione umana. Poi, senza dire una parola, in scena salgono dei ragazzi che si chinano raccogliere queste feci per poi lanciarle, come si fa in un tiro a segno, sul volto di Gesù, illustrato dallo splendido capolavoro di Antonello da Messina. Alla fine di questa azione, sull’immagine, ormai completamente imbrattata, cala un velo nero con la scritta: “You are not my shepherd” (“Tu non sei il mio pastore”).
Davanti a tanta blasfemia non tutti i cristiani hanno voluto porgere l’altra guancia. Sono stati presentati decine di ricorsi giudiziari, esposti, petizioni con migliaia di firme un po’ in tutta
Non vogliamo neanche pensare a che cosa sarebbe successo se, al posto del Volto di Cristo, ci fosse stato un simbolo islamico o ebraico, oppure il volto di un omosessuale. Si sarebbe gridato alla scandalo, al razzismo, al fascismo e via discorrendo; ma per offendere Cristo ci si appella all’arte e alla libertà d’espressione sapendo, con il coraggio dei vili, che a differenza di altre confessioni religiose, non c’è alcun pericolo di ritorsione, anzi solo tanta pubblicità.
Davanti al silenzio delle autorità parigine e, purtroppo, a quanto risulta, anche della Chiesa ufficiale, alcuni cattolici, tutti giovanissimi, hanno protestato cercando, dopo aver comprato regolarmente il biglietto, di interrompere più volte la rappresentazione, salendo sul palco e mettendosi a pregare, tra insulti e bestemmie degli altri spettatori, fino all’arrivo della polizia che li ha arrestati e messi in galera.
Si dirà che, nonostante lo scandalo per un tale spettacolo, la risposta dei ragazzi è stata di certo troppo violenta, degna della Chiesa ottusa ed oscurantista di un tempo, nel tentativo di voler proibire ad altri di godere di tale rappresentazione. Insomma si dirà che si trattava di gente poco dialogante.
Tutto vero; ma quando allora un cristiano deve intervenire per difendere i diritti di Dio e la dignità della propria fede? Forse, come vorrebbero molti, nel silenzio delle catacombe? Intanto i ragazzi arrestati sono passibili di pene che vanno da uno a tre anni di carcere, come per gli spacciatori di droga o gli sfruttatori della prostituzione, con multe da
Quasi tutti gli arrestati sono molto giovani e non hanno certo i mezzi finanziari per difendersi dalle tante cause intentate per la loro azione di disturbo, ma non è ancora finita. Alcuni hanno già perso il lavoro ed altri lo stanno perdendo come un giovane, con famiglia a carico, che ha ricevuto un ultimatum dalla sua azienda e rischia di essere licenziato.
Tutto questo mentre chi offende Dio, grazie alla macchina della propaganda, si può erigere a martire della libertà. Giornali come Le Monde, Libération, l’Humanité, Rue89, il Nouvel Observateur, Télérama hanno messo alla gogna mediatica questi “ribelli” e, lo dico con tristezza, anche il cattolico
Ma questa è la giustizia del mondo, come sanno bene tutti i veri cristiani. ”Se hanno perseguitato me – dice Gesù agli apostoli – perseguiteranno anche voi” (Gv 15, 17 18 20) e così, purtroppo, sarà fino alla fine dei tempi. Ma questo non significa che si debba per forza tacere fino a quella data.
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